Passa ai contenuti principali

Platone


->Platone, uno dei più grandi filosofi della storia, sviluppò la sua riflessione filosofica nel contesto del decadente periodo storico in cui visse. Proveniente da una delle più importanti famiglie di Atene, inizialmente era destinato a una carriera politica. Tuttavia, la sua esperienza con la corruzione e l'ingiustizia nei governi, come quello dei Trenta Tiranni e la democrazia restaurata, lo deluse profondamente. La condanna a morte di Socrate nel 399 a.C. fu l'evento che segnò maggiormente Platone, rappresentando il fallimento delle aspirazioni alla giustizia. Questo episodio lo spinse a cercare una rinascita spirituale e a promuovere una società orientata verso il bene attraverso la filosofia. Socrate, con la sua ricerca di definizioni stabili e la sua opera di rinnovamento etico, divenne per Platone un modello e una speranza.

->Platone riteneva che la crisi sociale e politica del suo tempo riflettesse una crisi più profonda dell'intera esistenza umana. Secondo lui, l'ingiustizia derivava dalla separazione tra politica e saggezza. Se i governanti non conoscono la virtù e il vero bene, è impossibile che amministrino con giustizia. Criticava il relativismo dei sofisti, che negavano l'esistenza di verità e morale assolute, e insegnavano a usare la retorica per promuovere interessi egoistici. Platone credeva che solo la filosofia potesse fornire certezze intellettuali stabili, necessarie per costruire una società giusta e ordinata.

->Per promuovere la rigenerazione spirituale dell'uomo basata sulla filosofia, Platone fondò l'Accademia nel 387 a.C., situata in un parco dedicato all'eroe greco Accademo. L'Accademia era un luogo di ricerca scientifica e un'associazione religiosa dedicata al culto delle Muse. Dotata di una biblioteca e materiali didattici, accoglieva giovani aristocratici e importanti studiosi, tra cui Aristotele. Platone vi teneva lezioni e sviluppava dibattiti approfonditi. L'Accademia mirava a formare uomini capaci di orientare le scelte politiche, enfatizzando l'educazione etica e politica in un'epoca di crisi democratica. L'istituzione durò fino al 529 d.C., quando fu chiusa dall'imperatore Giustiniano.

->Per Platone, la filosofia si basa sul modello socratico dell'indagine condivisa, che trova la sua espressione ideale nella forma dialogica delle sue opere. I dialoghi platonici riflettono l'idea che la verità sia una ricerca continua e interpersonale, non un sistema chiuso e definitivo. La filosofia avanza lentamente attraverso il contributo collettivo e non raggiunge mai una verità assoluta, richiedendo un'interrogazione incessante per acquisire conoscenza utile alla felicità umana.

Nei dialoghi, vari personaggi esprimono diverse opinioni, dialogano, pongono domande e rispondono, con l'obiettivo di trovare una definizione comune. Contrariamente ai sofisti, che usavano la retorica per persuadere senza cercare la verità, i dialoghi platonici sono rigorosamente logici e mirano alla conoscenza autentica. Socrate, di solito il principale interlocutore, incoraggia a definire chiaramente i concetti, argomentare le proprie posizioni e trarre conclusioni corrette dalle premesse.

I dialoghi platonici coinvolgono interlocutori ben identificati e in numero limitato, a differenza dei sofisti che si rivolgevano a un vasto pubblico. Mentre i sofisti cercavano di confutare e convincere con argomentazioni sottili, Platone perseguiva la verità con metodo e rigore razionale. I dialoghi privilegiano discorsi brevi e domande rapide, contrastando con i lunghi ragionamenti dei sofisti.

->Platone utilizza abilmente i miti nelle sue opere per due principali funzioni: 

1. Rendere dottrine complesse più accessibili e intuitive.
2. Alludere a realtà oltre i limiti dell'indagine razionale, in cui crede fermamente ma che non può dimostrare rigorosamente con la filosofia.

Il mito ha quindi sia un ruolo didattico che una funzione filosofica, supportando la ragione nella trattazione di grandi temi metafisici, come l'immortalità dell'anima o l'origine dell'universo. Questo uso del mito rende talvolta difficile distinguere tra il linguaggio filosofico e quello mitico, ma contribuisce alla suggestività e alla diffusione del platonismo nel tempo.


LA TEORIA DELLE IDEE:


->Platone prosegue la ricerca di Socrate sulla conoscenza del bene e dei valori assoluti, essenziali per il rinnovamento sociale. Egli critica l'affidamento ai sensi per conoscere il bene, poiché l'esperienza sensibile è soggettiva e variabile, sostenendo invece l'esistenza di una conoscenza certa e oggettiva basata su criteri di verità immutabili e universali. Platone argomenta che per affermazioni come "Socrate è buono" o "gli dei sono buoni" è necessario un concetto di bontà assoluta. Questi criteri universali, le idee, costituiscono la base solida e incontrovertibile per formulare giudizi validi per tutti.

->Nel "Fedone", Platone usa la metafora della "seconda navigazione" per descrivere il suo percorso intellettuale verso la teoria delle idee. La "prima navigazione", sospinta dal vento, rappresenta le ricerche naturalistiche basate su principi materiali. Deluso da queste spiegazioni, Platone intraprende una "seconda navigazione" usando i remi, ovvero le proprie forze, arrivando a comprendere che le cause materiali sono solo strumenti per cause superiori e immutabili.

Platone si chiede se la causa del sensibile, mutevole e perituro non sia qualcosa che trascende il sensibile stesso, con caratteristiche di immutabilità, eternità e assolutezza. Ad esempio, la vera ragione per cui Socrate è in carcere non è solo materiale ma morale, legata alla sua scelta di accettare il verdetto dei giudici.

Questo ragionamento porta Platone a distinguere due piani dell'essere: uno fenomenico e visibile, il mondo delle cose, e uno meta-fenomenico e invisibile, il mondo delle idee, accessibile solo attraverso la ragione. Le idee sono entità immutabili, eterne e assolute, fondamento della realtà sensibile e criterio di conoscenza. Questa teoria segna una svolta fondamentale nella storia del pensiero occidentale.

->Per comprendere appieno la teoria platonica, è importante precisare il significato della parola "idea". Nel linguaggio moderno, "idea" indica un pensiero o una rappresentazione mentale. Tuttavia, le idee di Platone non sono concetti astratti, ma entità di natura diversa dal sensibile e indipendenti dalla mente umana. Esse sono i criteri di verità delle cose e la loro causa, e non sono soggette alle nostre opinioni individuali.

Platone definisce le idee come sostanze immutabili e perfette, poste in un "altro" mondo chiamato "iperuranio". Questo mondo è al di là del cielo visibile e contiene le idee in sé e per sé, ossia oggettive e non relative al soggetto. Le idee sono considerate il "vero essere" da Platone, essendo incorporee e la piena espressione dell'essere.

->Platone non considera la distinzione tra il mondo sensibile e quello delle idee come una separazione netta, ma piuttosto come una relazione complessa e interconnessa. Egli descrive tre modalità attraverso le quali i due mondi sono legati.

Innanzitutto, Platone parla di mimèsi, dove le cose sensibili imitano le idee, che sono i paradigmi universali della realtà. Poi, vi è la partecipazione, dove le cose sensibili partecipano alla perfezione delle idee corrispondenti, come nel caso delle azioni giuste che partecipano all'idea di Giustizia. Infine, c'è la presenza delle idee nelle cose, dove il mondo sensibile è una manifestazione visibile del mondo ideale, come nel caso dell'azione giusta che rivela l'idea di Giustizia.

Platone cerca di ristabilire un legame tra i due mondi, ma non raggiunge mai un risultato definitivo, mantenendo una tensione filosofica costante tra l'ideale e il sensibile.

->Platone assegna al mondo ideale una priorità assoluta rispetto a quello sensibile, in quanto le idee rappresentano sia le cause che il metro di paragone delle cose. Le qualità come bellezza e bontà derivano dalle idee corrispondenti, e le azioni sono giudicate in base alla loro relazione con le idee. Questo punto di vista elimina lo scetticismo e il relativismo, conducendo a un'ottica assoluta e universale. La dottrina platonica fornisce una base metafisica che giustifica i concetti e il linguaggio al di là di ogni dubbio, consentendo agli uomini di progredire nella vita sociale e politica attraverso il dialogo e il raggiungimento di un accordo su principi validi per tutti.

->Platone classifica le idee in due categorie principali: idee di valori morali, estetici e politici, e idee di enti geometrico-matematici. Tuttavia, esistono anche idee di oggetti naturali e artificiali. Platone sostiene che ogni realtà sensibile ha una forma ideale corrispondente. Al vertice della gerarchia dei valori si trova l'idea del Bene, che è il valore supremo a cui tutti gli altri si ispirano. Platone considera le idee come un mondo ordinato e sostiene che la mente umana può elevarsi fino a cogliere l'idea del Bene, che è la causa e il principio primo di ogni altra realtà. Questo concetto di Bene non si identifica con un Dio personale e creatore, ma rappresenta genericamente qualcosa di "divino" e costituisce la causa universale di tutto ciò che è buono e bello.

->Platone supera le concezioni parmenidee sostenendo che l'essere non è statico ma include molteplicità e relazione. Nel Parmenide e nel Sofista, Platone affronta la posizione di Parmenide, definito "padre venerando e terribile", riconoscendo che l'errore è guardare all'essere come a qualcosa di statico e unico. Platone afferma che l'essere è molteplicità e relazione, e il mondo ideale è articolato e complesso, costituito da una molteplicità di idee gerarchicamente organizzate e variamente connesse tra loro. Platone sostiene che ogni idea è identica a se stessa ma diversa da ogni altra idea, correggendo l'errore di Parmenide che confondeva la "diversità" con il "nulla". Platone rileva che ogni idea è in uno stato di "quiete" considerata in se stessa ma di "movimento" se vista in relazione alle altre idee. Egli definisce cinque attributi fondamentali di ogni idea: essere, identico, diverso, quiete e movimento. Questa visione dell'essere come possibilità e relazione avrà un impatto significativo nella storia del pensiero, specialmente nell'elaborazione di Aristotele.


LA CONCEZIONE DELLA CONOSCENZA:

->Platone sostiene che l'uomo può accedere alla conoscenza delle idee eteree e immutabili attraverso il concetto di "reminiscenza" o "anamnesi". Secondo questa dottrina, le anime esistevano nel mondo ideale prima di incarnarsi nel corpo, dove contemplavano le idee e possedevano piena conoscenza di tutto. Tuttavia, durante l'incarnazione nel corpo, le anime dimenticavano questa conoscenza. Platone afferma che l'anima può ricordare gradualmente le idee a cui era stata in contatto precedente all'incarnazione, poiché è "congenere" ad esse, cioè possiede la loro stessa natura. L'esperienza sensibile agisce solo come stimolo per far riaffiorare il ricordo di questa conoscenza preesistente. Platone illustra questa dottrina attraverso un esperimento didattico nel Menone, in cui uno schiavo, privo di conoscenze matematiche, viene guidato da Socrate a dimostrare il teorema di Pitagora. Lo schiavo riesce a dimostrare il teorema perché, secondo Platone, la nozione di esso era già presente nella sua anima, grazie alla contemplazione prenatale del mondo ideale.

->Platone sostiene che la teoria dell'anamnesi spiega la possibilità della conoscenza attraverso cognizioni innate, indipendenti dall'esperienza. Tuttavia, va oltre questo presupposto, descrivendo le tappe e i modi specifici del processo conoscitivo. Parte dal principio che i gradi della conoscenza corrispondono a quelli dell'essere: ciò che è massimamente "essere" è massimamente conoscibile, mentre ciò che risulta "non essere" è inconoscibile. Questo si traduce in un dualismo gnoseologico: il mondo delle idee è oggetto di una conoscenza stabile e universale (scienza), mentre il mondo sensibile delle cose è all'origine dell'opinione, una forma di conoscenza intermedia tra la scienza e l'ignoranza. Platone non rifiuta il mondo sensibile, ma lo considera una forma inferiore di essere che ha comunque un ruolo conoscitivo, sebbene imperfetto. Il nulla assoluto occupa una terza posizione ed è considerato inconoscibile.

->Nella Repubblica, Platone descrive i quattro gradi della conoscenza tramite una linea spezzata in due segmenti, rappresentanti la conoscenza sensibile e la conoscenza razionale, ognuno dei quali suddiviso ulteriormente in due livelli. La conoscenza sensibile comprende la congettura o immaginazione e la credenza, riflettendo il mondo sensibile, mentre la conoscenza razionale include la ragione scientifica e l'intelligenza filosofica, riflettendo il mondo delle idee. Le persone comuni si fermano ai primi due gradi, i matematici accedono alla ragione scientifica, mentre solo i sapienti possono giungere alla vera conoscenza, attraverso l'intelligenza filosofica che supera le sensazioni per cogliere le pure idee tramite la dialettica.

->La dialettica, definita da Platone la "regina delle scienze" e la "tecnica propria della filosofia", è il metodo che permette di esplorare e comprendere l'articolazione del mondo ideale. Riservata ai filosofi, la dialettica consiste nell'arte del dialogo, ereditata dalla filosofia socratica, dove domande e risposte mirano a definire l'essenza delle cose. A differenza della poesia, la dialettica non si basa su immagini, ma indaga direttamente i concetti. Per conoscere l'essenza di una realtà, è necessario individuare le sue caratteristiche fondamentali, selezionando gli attributi essenziali e comprendendo le relazioni tra le idee, distinguendo quelle che possono connettersi da quelle che si respingono.

->Nel Fedro, Platone descrive la dialettica come un processo di sintesi e analisi: la sintesi unifica gli elementi molteplici in un'unica forma, mentre l'analisi smembra l'oggetto nelle sue parti. Nel Sofista, Platone chiarisce che il metodo dialettico impiega una procedura dicotomica, dividendo progressivamente l'oggetto per individuare gli elementi rilevanti alla definizione cercata. Ad esempio, Platone usa il concetto di "caccia" per definire i sofisti come coloro che praticano un'arte acquisitiva, rivolta agli esseri viventi, con l'uso della persuasione per ottenere guadagno in privato.

LA DOTTRINA ETICA: L'ANIMA,L'AMORE E LA VIRTÙ:

->Platone considera la visione etica come presupposto fondamentale della sua filosofia, che mira alla rinascita spirituale dell'uomo e al rinnovamento della vita politica. Superando il relativismo sofistico, Platone sostiene che il mondo delle idee, con l'idea del Bene come vertice, sia una guida per l'individuo, offrendo un modello di perfezione da contemplare e trasferire nella propria vita e comunità. Nei dialoghi, Platone analizza temi come l'anima e l'amore per evidenziare il legame dell'uomo con il mondo soprasensibile e gli obiettivi della sua vita terrena, sottolineando che il fine di una vita virtuosa è il destino ultraterreno. Nel "Gorgia", Platone confuta la visione del sofista Callicle, che basa la morale sul piacere materiale e sugli interessi del più forte, affermando che l'unica vita degna di essere vissuta è quella improntata al bene e alla virtù, mentre un'esistenza centrata sul corpo e sui beni materiali è priva di valore.

->Platone pensava che l'anima fosse come uno spirito dentro di noi, senza un corpo, e che fosse eterna, quindi non muore mai. Credeva che prima di nascere, l'anima conoscesse già le idee perfette, e quando nasceva, dimenticasse tutto. Ma attraverso la vita e la conoscenza, poteva ricordare di nuovo quelle idee perfette e diventare migliore. Pensava che quando moriamo, solo il corpo muore, mentre l'anima continua a vivere. Queste idee aiutano a capire perché Platone pensasse che l'anima fosse immortale.

->Platone credeva che l'anima fosse immortale e che la cura di essa fosse essenziale. Nel suo dialogo "Fedone", descrive il viaggio delle anime nell'Ade, dove le anime buone vanno in un luogo puro e bello, mentre le anime cattive vanno in un luogo di sofferenza. Anche se queste descrizioni sono mitologiche, Platone suggerisce che credere nell'immortalità dell'anima e nella responsabilità morale può portare ad una vita saggia e felice. In sostanza, secondo Platone, la filosofia è la chiave per guidare l'uomo verso la verità e il Bene, sia in questa vita che nell'aldilà.

->Platone sostiene che l'anima umana è complessa e comprende tre parti: razionale, irascibile e concupiscibile. Ognuna di queste parti ha una sede specifica nel corpo: la ragione nel cervello, l'eroismo nel petto e la concupiscenza nelle viscere. La parte irascibile è coraggiosa ma obbedisce alla ragione, mentre la parte concupiscibile è dominata dal desiderio di piacere. Questa tripartizione riflette tre tipi di comportamento umano: saggezza, coraggio e piaceri dei sensi. A differenza del pensiero socratico, che non ammetteva tentazioni per il sapiente, Platone riconosce la sfida dell'uomo nel bilanciare queste diverse parti dell'anima. La narrazione platonica riflette quindi il dramma umano della lotta contro le passioni, rendendola viva e attuale.

->Nel mito del carro alato nel Fedro, Platone usa una metafora per descrivere il conflitto interiore dell'uomo. L'auriga, rappresentante la ragione, guida un carro trainato da due cavalli: uno buono, simbolo del coraggio e delle emozioni nobili, e uno cattivo, rappresentante gli istinti carnali e le passioni. Platone non nega l'importanza di tutte e tre le componenti, ma sostiene che sia compito della ragione guidare e controllare gli impulsi delle passioni. La lotta interiore dell'uomo è rappresentata dalla lotta tra questi tre elementi.

->Platone presenta l'uomo come diviso tra anima e corpo, con un'aspirazione verso il mondo delle idee e una tendenza verso il mondo sensibile. Questa dualità porta all'infelicità, poiché l'uomo fatica a conciliare i due aspetti. Platone, desiderando l'unità, affronta il tema dell'amore nel Fedro come la forza che permette all'anima di elevarsi dalla dimensione sensibile alla Bellezza ideale ed eterna. Il dialogo tra Socrate e Fedro inizia con la critica a un discorso sull'amore di Lisia, elogiato per la forma ma considerato privo di profondità filosofica. Socrate si propone di affrontare il tema con una verità e una profondità mai viste prima.

->Socrate riconosce l'idea comune che l'amore sia una forma di follia, ma aggiunge una nuova prospettiva: questa "follia" è divina e benefica per gli esseri umani. L'amore accompagna l'anima attraverso varie tappe che la conducono a riscoprire il mondo intelligibile. La prima tappa è la bellezza sensibile, che risveglia il desiderio nell'anima, richiamando alla mente la Bellezza ideale contemplata nell'iperuranio. Platone descrive con precisione gli effetti dell'amore, incluso il brivido e il desiderio che suscita la vista di una bellezza straordinaria. Questo amore fa smaniare l'anima, facendola correre alla ricerca della bellezza. Tuttavia, l'amore non si ferma qui: spinge l'anima a cercare il mondo soprasensibile, dove può esperire la conoscenza intellettuale e immergersi nella Bellezza assoluta. Platone considera l'amore come una forza che unisce il sensibile e il soprasensibile, le cose materiali e le idee, elevando l'anima alla Bellezza in sé. Poiché per i Greci il bello coincide con il bene, l'amore assume un significato morale profondo, rappresentando la via verso la saggezza.

->Nel dialogo del Simposio, Socrate e i suoi amici discutono del significato e della natura dell'amore. Aristofane racconta un mito secondo cui gli esseri umani erano originariamente completi, ma Zeus li divise in due per indebolirli, facendo nascere così il desiderio di riconnettersi con la propria metà mancante. Questo riflette il desiderio umano di ricomporre l'unità originaria perduta. Socrate, attraverso il discorso di Diotima, presenta Eros come un demone intermedio tra mortali e dei, amante della sapienza e del progresso. L'amore, per Platone, è un ponte tra il sensibile e l'intelligibile, che permette di trascendere la condizione umana e esprime la nostalgia e la tensione verso l'assoluto. L'amore assicura anche l'immortalità attraverso la procreazione, garantendo il perpetuarsi delle generazioni umane.

->Platone considera l'amore come un'esperienza che consente all'uomo di superare i propri limiti esistenziali e conoscitivi, poiché l'amore ha origine dall'aspirazione alla Bellezza, al Bene e alla Verità. Il Bene, cui l'anima tende mossa dall'amore per il mondo soprasensibile, non è un ideale astratto, ma rappresenta un'ideale di perfezione che l'uomo deve e può perseguire nella dimensione individuale e sociale.

Secondo Platone, la virtù consiste essenzialmente nella conoscenza del Bene, e la ragione deve guidare gli istinti e le passioni dell'uomo verso la realizzazione del bene. Le quattro virtù fondamentali sono la saggezza, il coraggio, la temperanza e la giustizia, e l'obiettivo primario dell'uomo deve essere la conoscenza, che consente di accedere alla contemplazione delle idee superiori e di imitarne la perfezione nella propria condotta di vita.

Nella visione etica di Platone, il corpo è subordinato all'anima, e la morale pone al primo posto i valori della conoscenza e della virtù, considerando negativamente i valori vitali e materiali non ricondotti alla guida della ragionalità. L'ideale dell'uomo virtuoso è colui che, come il filosofo, riesce a sollevarsi al di sopra della materialità per accedere al mondo dell'intelligibile, assimilandosi al divino da cui l'anima discende.

LA VISIONE POLITICA E IL PROBLEMA EDUCATIVO:

->Platone collega strettamente la sua visione politica alla sua etica, poiché il modello di giustizia che regola la vita morale dell'individuo è lo stesso che guida la vita ordinata dello Stato. Nella Repubblica, Platone presenta un dialogo in dieci libri dove esplora le virtù fondamentali dei cittadini nell'ambito dello Stato, convinto che l'uomo si realizzi appieno solo come membro della propria città.

Per Platone, non c'è scissione tra vita privata e vita sociale, tra etica e politica, poiché l'uomo è considerato come parte integrante della comunità di appartenenza. Egli identifica la giustizia come tema centrale della Repubblica e suggerisce di elaborare un modello di Stato perfetto dove ogni componente sia in armonia con le altre e sia assicurata la virtù e la felicità dei cittadini.

Questo modello di Stato perfetto, sebbene utopico e mai esistito nella realtà, serve come punto di riferimento per i cittadini e i politici, offrendo un esempio di come adeguare le istituzioni politiche all'istanza del Bene supremo. La Repubblica di Platone rappresenta uno dei testi essenziali della filosofia politica occidentale, suscitando un ampio dibattito ancora oggi.


->Platone descrive il suo modello di Stato come ben organizzato quando è in grado di soddisfare i bisogni dei suoi membri attraverso specifiche e differenziate funzioni sociali, in conformità con la tripartizione dell'anima umana. Il modello prevede tre classi:

1. Classe dei governanti: responsabile del comando della città, deve essere dotata della virtù della saggezza.
2. Classe dei guerrieri: incaricata della difesa militare, deve possedere la virtù del coraggio.
3. Classe dei lavoratori: compito di provvedere ai bisogni materiali, deve possedere la virtù della temperanza.

Ciascuna classe deve uniformare il proprio comportamento per il bene dell'intera città. La temperanza è considerata indispensabile per tutti i cittadini, in quanto virtù civica essenziale per raggiungere l'accordo su chi debba comandare e prendere decisioni, evitando lotte fratricide.


La giustizia, secondo Platone, consiste nel svolgere il proprio ruolo con scrupolo e onestà, senza superare i limiti della propria funzione assegnata dalla natura. Si realizza la giustizia quando le classi sociali svolgono il proprio dovere in armonia, analogamente alle tre parti dell'anima.


->Platone propone uno Stato aristocratico, dove il governo è affidato ai migliori, cioè coloro che possiedono la conoscenza autentica e sono dedicati al bene comune. Questo modello non si basa su privilegi sociali o economici, ma sull'importanza della ragione e della dedizione al bene. Platone sostiene che i filosofi, essendo in grado di distinguere il vero dal falso e conoscere il Bene, dovrebbero guidare la società. Questo governo non è un privilegio, ma un dovere morale, poiché il filosofo ha il compito di sacrificarsi per il bene della comunità.


->Platone individua quattro regimi politici, ognuno rappresentante una forma di degenerazione rispetto all'aristocrazia ideale:

1. La timocrazia: basata sull'onore, è governata da uomini ambiziosi che cercano potere e gloria.

2. L'oligarchia: fondato sul censo, è dominato dai ricchi, mentre i poveri sono esclusi dal potere. Produce ingiustizia e instabilità.

3. La democrazia: caratterizzata dall'individualismo e dall'anarchia, emerge quando i poveri prendono il sopravvento e si instaura la libertà eccessiva.

4. La tirannide: la forma più spregevole, si presenta quando un tiranno prende il potere con la forza e reprime ogni opposizione, abbandonandosi a passioni disordinate e commettendo azioni immorali.

Platone considera l'aristocrazia come la migliore forma di governo, ma riconosce che è un'ideale e non si realizza concretamente. Gli altri regimi sono considerati degenerazioni sempre più corrotte rispetto a questo modello ideale.


->Platone sostiene che il governo della città dovrebbe essere affidato ai filosofi, in quanto sono coloro che possiedono la conoscenza razionale superiore a tutte le altre forme di conoscenza. Questo perché il loro compito è quello di unire le forze in gioco nella città, evitando i conflitti sociali. Platone elabora un progetto educativo che mira alla ricerca della Verità e del Bene, fondando l'educazione sull'aspirazione al Bene anziché sul successo o il guadagno. Secondo questo progetto, tutti i bambini devono essere educati in comune dallo Stato fino ai diciotto anni, con un curriculum che include ginnastica, musica e soprattutto matematica, considerata uno strumento fondamentale per la preparazione dei filosofi. Dopo l'addestramento militare, i giovani migliori possono studiare la filosofia e il metodo dialettico, e solo dopo un lungo periodo di preparazione possono accedere al governo della città. Platone impone ai filosofi di non avere una famiglia né una proprietà privata, al fine di evitare l'egoismo e mantenere l'interesse pubblico come priorità assoluta.


->Il mito della caverna di Platone descrive prigionieri incatenati fin dalla nascita in una caverna, costretti a guardare solo le ombre delle persone e degli oggetti proiettate sulla parete di fondo. Uno di loro, liberato dalle catene, viene esposto alla luce del fuoco e successivamente alla luce del sole esterno. Questo prigioniero, adattandosi gradualmente alla nuova visione, scopre che la vera realtà non sono le ombre, ma gli oggetti e le persone che le proiettano. Tornare nella caverna diventa difficile, poiché gli occhi si sono abituati alla luce del sole e non riescono più a vedere le ombre. Tuttavia, sentendo il dovere morale di condividere la verità con i suoi compagni prigionieri, il liberato scende di nuovo nella caverna per tentare di illuminarli. Nonostante lo scherno e l'incomprensione dei compagni, lui persiste nel suo intento. Questo mito rappresenta l'ascesa dalla conoscenza sensibile alla conoscenza intellettuale e il dovere morale del filosofo di condividere la verità con gli altri.


->Il mito della caverna di Platone rappresenta l'ascesa dalla conoscenza sensibile alla conoscenza intellettuale e il ruolo del filosofo nella società. Gli uomini sono come prigionieri nella caverna del mondo sensibile, legati all'ignoranza e alle apparenze. Il filosofo, liberatosi dalle catene dell'ignoranza, raggiunge la conoscenza vera attraverso un faticoso percorso educativo. Tornato tra gli uomini, assume il dovere di condividere la verità e di prendersi cura del bene comune, seguendo l'esempio di Socrate. Platone sottolinea che la filosofia non deve estraniarsi dalla vita politica, ma deve impegnarsi per il trionfo della giustizia, anche a costo di essere fraintesa e derisa.


->Platone non include l'arte nel curricolo dei futuri governanti dello Stato, giudicandola severamente nel II e III libro della Repubblica. Pur riconoscendo il valore dell'arte come parte della cultura, reputa che possa influenzare negativamente la formazione dei giovani. Platone sostiene che l'arte agisca sulla parte irrazionale dell'animo umano, inducendo comportamenti immorali attraverso immagini frivole e false. Anche figure come Omero vengono criticate per aver rappresentato passioni sfrenate e vizi umani nei loro racconti, potenzialmente devianti per i giovani.


->Platone critica radicalmente ogni attività artistica che mira a riprodurre la realtà, sostenendo che l'arte sia un'imitazione di un'imitazione, distante dalla verità assoluta delle idee. Poiché i governanti devono essere filosofi, capaci di discernere le idee al di là delle apparenze sensibili, l'arte risulta controproducente nella loro formazione, trattenendoli nella dimensione dell'immaginazione e delle conoscenze illusorie. Platone afferma che gli artisti non sono in grado di cogliere l'essenza degli oggetti, limitandosi a rappresentarne le ombre esteriori. L'inganno dell'arte risiede nel fatto che i giovani possono pensare di poter percepire la verità attraverso le immagini, anziché attraverso la ragione filosofica.


->Platone guarda con sospetto alle arti anche per il motivo della presunta ispirazione divina dei poeti, che li porta in uno stato di "divina pazzia" simile all'ebbrezza o al delirio d'amore. Platone sostiene che i poeti sono posseduti dal dio durante la composizione dei loro poemi, agendo come mediatori tra gli dei e gli uomini. Questo stato di "entusiasmo divino" rende i poeti simili alle baccanti, in uno stato di estasi. Sebbene la poesia sia considerata un'arte "divina", il poeta, sotto l'influenza di tale estasi, opera al di fuori della ragione, in contrasto con la condizione del filosofo, che si basa sul predominio delle facoltà logiche e riflessive. Inoltre, l'entusiasmo divino può coinvolgere anche il pubblico, suscitando emozioni intense e facendoli soggetti al potere irrazionale e alla suggestione della poesia.


->La polemica di Platone sull'arte si concentra su tre principali punti critici:
 1. L'arte è diseducativa perché propone modelli di comportamento immorali e immagini ingannevoli; 
2. L'arte allontana dal vero in quanto imita l'imitazione, trattenendo l'uomo al livello più basso di conoscenza, l'immaginazione, e quindi inducendo all'errore; 
3. L'arte, specialmente la poesia, è frutto della divina ispirazione, che annebbia il giudizio dell'artista e del fruitore, rendendoli dominati dall'irrazionalità e dalle passioni.

Questi punti riflettono la volontà di Platone di affermare la superiorità della ragione rispetto all'arte e ad ogni forma di interpretazione della realtà. La sua condanna dell'arte va oltre il suo valore estetico e si inserisce in una prospettiva pedagogica e politica. Platone critica l'antica concezione educativa, incentrata sulla poesia e sulla mitologia, e propone un percorso educativo fondato sulla filosofia, che sola può attingere alla verità. La sua condanna dell'arte è motivata dalla preoccupazione per il potere destabilizzante della dimensione artistica e dalla difesa dei valori della ragione filosofica.

LA COSMOLOGIA E IL FONDAMENTO DELLE LEGGI:

->Nei suoi ultimi anni, Platone espande il suo interesse dall'unità e dall'ordine all'interno dell'anima e della città ideale a una dimensione cosmica. Egli considera l'universo come un cosmo, un ordine armonioso avvolto dalle braccia di una divinità intelligente, che chiama anima del mondo. Questa riflessione attenua la separazione tra il mondo ideale e quello naturale, poiché il mondo fisico è considerato un'immagine del mondo delle idee. Nel dialogo del Timeo, Platone esplora il rapporto tra l'essere al di sopra del cielo e la mutevole realtà al di sotto, evidenziando una stretta connessione tra di loro.


->Il Timeo di Platone narra l'origine dell'universo attraverso un mito, non mirando a una spiegazione scientifica ma a una descrizione altamente probabile. Inizialmente, il mondo era caos e disordine, contrastato dal mondo delle idee illuminate dal Bene. Compare il demiurgo, divinità intelligente, che ordina la materia primordiale ispirandosi alle idee e al Bene. Questo demiurgo dà forma alla materia, trasformando il caos in un cosmo armonioso e vivente dotato di un'anima, l'anima del mondo. L'universo partecipa quindi all'armonia e all'intelligenza dell'anima del mondo. La contrapposizione tra intelligenza e necessità è evidente, con l'intelligenza che domina la materia, ma non riesce a eliminar completamente il caos, che persiste nel male e nel disordine del mondo.


->Nel Timeo, Platone descrive il demiurgo, divinità intelligente, che crea il tempo per rendere il cosmo più simile al mondo ideale. Il tempo, una volta generato, viene collegato al moto regolare degli astri, che servono a scandire il passare del giorno e della notte, dei mesi e degli anni. Gli astri, considerati divinità, illuminano il mondo e permettono agli uomini di orientarsi nel flusso del divenire. Platone associa anche le anime degli uomini agli astri, assegnando a ciascuna anima un astero e permettendo loro di viaggiare nell'universo per conoscere le sue leggi. Secondo Platone, le anime devono dominare le passioni e coloro che ci riescono vivranno bene e nella giustizia, mentre quelle dominate vivranno nell'ingiustizia e saranno costrette a reincarnarsi fino alla purificazione. Queste teorie costituiscono una sorta di religione astrale che vede negli astri il riflesso dell'ordine divino, offrendo agli uomini la possibilità di decifrare il proprio destino e vivere in armonia con l'universo.


->Nelle Leggi, Platone estende l'idea di un ordine armonioso, riflesso nel movimento degli astri, alla società attraverso la legislazione dello Stato e l'educazione dei giovani. Quest'opera, l'ultima del filosofo, delineata in dodici libri, propone una dettagliata legislazione per regolare ogni aspetto della vita dei cittadini. Nonostante alcuni critici sostengano un'inversione rispetto al suo pensiero precedente, Platone continua a mirare a evitare il conflitto tra le classi sociali e a costruire una società ordinata, dove la giustizia possa prevalere. Le Leggi non rappresentano un contrasto con il progetto politico precedente di Platone, ma piuttosto un approccio più concreto e realistico, dove la supremazia è data alle leggi inviolabili. Platone considera le leggi sia come strumenti coercitivi che educativi, prescrivendo la migliore condotta per i cittadini e fungendo da guida per i giovani. Le pene non sono intese come vendetta, ma come correzione dell'errore per redimere l'uomo e guidarlo sulla strada della giustizia, rappresentando così la vera educazione civile.


->Nel primo libro delle Leggi, Platone utilizza la metafora del burattino per illustrare la condizione dell'uomo, dipendente dalle passioni che lo strattonano in direzioni opposte. Tuttavia, esiste un filo d'oro della ragione, rappresentato dalla legge comune dello Stato, che guida l'uomo verso la virtù e la giustizia. Questo filo d'oro simboleggia la saggezza della vita e riflette la ragione divina che governa l'universo. Platone sostiene che la legge, come espressione della ragione e dell'ordine cosmico, è necessaria per correggere la natura umana corrotta e imperfetta, guidandola verso la virtù. Le leggi dovrebbero essere coerenti con le virtù della saggezza e della giustizia e basate sulla religione filosofica di Platone, che postula una divina intelligenza regolata dall'ordine matematico degli astri.


->Le Leggi di Platone delineano una città fortezza, difesa sia strutturalmente che culturalmente. Si tratta di un piccolo insediamento con abitazioni disposte a cerchio per protezione. La popolazione è limitata e soggetta a rigorosi controlli matrimoniali e di nascita, con l'obiettivo principale della procreazione. Contrariamente alla Repubblica, il matrimonio e la famiglia sono riconosciuti e promossi per questo scopo. Viene stabilita un'età per il matrimonio e si enfatizza l'importanza di una buona educazione, specialmente per la generazione futura. Platone si ispira al modello di Sparta per la severità delle regole e dei costumi. Per garantire il rispetto delle leggi, istituisce gli "Eroi della legge" per vigilare sulla loro osservanza da parte dei cittadini comuni, dei magistrati e dei funzionari. Platone afferma che la legge deve essere l'unica autorità, guidando l'azione di tutti i cittadini e sottraendoli ai capricci dei governanti e dei funzionari.

Commenti

Post popolari in questo blog

Matrix

  Trama: Il film inizia con un hacker informatico di nome Thomas Anderson, noto come "Neo", che ha una doppia vita. Di giorno, è un semplice programmatore di computer; di notte, è un hacker che cerca risposte sul misterioso Morpheus e sulla parola "Matrix". Neo scopre che il mondo in cui vive è una simulazione computerizzata che inganna l'umanità, nascondendo la vera realtà. Morpheus, un leader ribelle, e il suo gruppo reclutano Neo dopo avergli rivelato la verità sulla Matrix. Neo scopre che è l'eroe prescelto destinato a cambiare il controllo delle macchine. Con il suo addestramento, Neo inizia a imparare abilità sovrumane all'interno di Matrix. La resistenza di Morpheus combatte contro gli agenti della Matrix, programmi che cercano di fermare Neo e il suo gruppo.  Il climax del film sta nello scontro tra Neo e l'agente Smith, il principale antagonista. Neo si rende conto del suo potere di manipolare Matrix e riesce a sconfiggere S

I sofisti

I SOFFISTI - Insegnamento a pagamento: I sofisti sono considerati i primi insegnanti retribuiti della storia, poiché esercitavano il sapere come un mestiere a pagamento, spostandosi da un luogo all'altro alla ricerca di discepoli. Questa pratica contribuiva a rendere i sofisti mentalmente aperti e cosmopoliti, consapevoli della diversità dei costumi e delle credenze delle varie civiltà. - Significato del termine "sofista": Sebbene nell'antichità il termine "sofista" significasse letteralmente "sapientissimo", nel linguaggio odierno ha assunto una connotazione negativa, evocando qualcosa di artificioso o ingannevole. Questa percezione negativa è stata in parte influenzata dalle critiche di filosofi successivi come Platone e Aristotele. - Valutazione critica: Anche se i sofisti si confrontarono principalmente con i pensatori dell'ultima fase della sofistica, considerati meno originali dei loro maestri, le loro opere non furono tenute

Socrate

SOCRATE E LA CULTURA DEL DIALOGO   - Socrate vive e opera in un periodo segnato dall'insicurezza causata dal relativismo della sofistica, che ha eroso le antiche certezze. - Le classi conservatrici sono insoddisfatte e guardano con ostilità sia ai sofisti che alla nuova classe politica influenzata dalle loro dottrine. - Socrate cerca di contrastare il relativismo sofistico mentre subisce l'ostilità delle classi conservatrici che associano superficialmente la sofistica alla filosofia in generale. - Aristofane lo ritrae negativamente nella commedia "Le nuvole", raffigurandolo come un personaggio stravagante e inutile. - La condanna a morte di Socrate nel 399 a.C. riflette il dramma di un uomo giusto e saggio, condannato da un tribunale democratico. - Socrate è emblematico per la sua totale coincidenza tra pensiero e vita, filosofia e azione, privato e pubblico, diventando così il simbolo della ricerca della verità che caratterizza la filosofia in ogni epoca.